Pantheon: il tempio degli dei

di Roberta Caterino

Nell’ultimo numero ci siamo lasciati con l’arte del XX secolo oggi parliamo della più impressionante tra le strutture dell’antica Roma perché non si tratta di una rovina ma di un edificio maestoso che dal primo secolo dopo Cristo ad oggi ha mantenuto il suo aspetto quasi immutato. Sto parlando del Pantheon, un tempio pagano consacrato a Chiesa cristiana nel 604 d.C. e da allora rimasto tale fino ai nostri giorni
Un salto indietro nel tempo di circa duemila anni ma ancora un sorprendente caso di tecnologia al servizio dell’arte: tutto in questo edificio ha del soprannaturale, dai pavimenti di marmo colorato alle grosse colonne monolitiche all’esterno e una cupola così, cari lettori, sarebbe difficile da realizzare anche con la tecnologia odierna, come avranno fatto i romani? La storia di questo tempio fantastico è lunga e complessa, non voglio entrare del merito di quello che si può leggere su una buona guida turistica, vi parlerò di alcune curiosità che hanno il Pantheon come protagonista. Lascio a voi il compito, se volete, di trovare il labile confine tra realtà e leggenda.
L’impatto visivo del Pantheon dall’esterno era molto diverso: il livello della strada era più basso ed si accedeva al pronao tramite una scalinata, inoltre la presenza di altri edifici addossati sui lati impediva di capire dall’esterno che si trattava di un tempio anomalo, sia per la forma che per le dimensioni. Il visitatore entrava dunque attraverso il pronao aspettandosi un tempio tradizionale a pianta rettangolare e rimaneva sconcertato dallo spazio immenso e circolare che gli si apriva di fronte.
La cupola con i sui quasi 44 metri di diametro sembra essere la più larga d’Europa. L’espediente pensato dai romani per costruire una struttura del genere è tanto semplice quanto geniale: utilizzare materiali pesanti per fare la base della cupola e alleggerirli nella parte superiore della struttura. Il calcestruzzo utilizzato è stato quindi mescolato con scaglie di mattoni nella parte inferiore della cupola, salendo troviamo scaglie di tufo e in fine materiale vulcanico poroso fino al culmine di leggerezza: un oculus di circa 9 metri di diametro che dà direttamente nel cielo! Inoltre la distanza dal pavimento al sommo della cupola è identica al diametro, si tratta quindi di una semisfera perfetta, come avranno preso le misure?
Il foro sulla sommità della cupola non ha coperture ma pare che quando piove non si vedano le gocce cadere all’interno della Chiesa grazie all’ ”effetto camino”, ovvero una combinazione tale di forze all’interno della cupola in grado di polverizzare le gocce di pioggia e non renderle visibili ad occhio nudo. Le gocce ad ogni modo entrano e un efficace sistema di scolo fa si che non si formino delle antiestetiche pozze d’acqua nella Chiesa.
Prima di diventare una Chiesa, un esercito di divinità di pietra abitava le nicchie e le edicole del Pantheon che, come ci indica la parola greca era un tempio dedicato a tutti gli dei. Si dice che il foro del Pantheon non sia sempre stato aperto. Si dice che fosse sigillato con una grande pigna di bronzo dorato che i diavoli avevano portato da Troia a Costantinopoli e infine a Roma. Ammesso che sia vero dove è finita questa pigna di bronzo larga 9 metri? La legenda narra che quando il tempio pagano divenne una Chiesa, i demoni presenti all’interno furono costretti a volare via e uscendo, portarono via con loro la pigna di bronzo lasciando aperto il foro sulla cupola. Più tardi, proprio dal foro lasciato aperto dai demoni faceva ingresso simbolico nella Chiesa lo Spirito Santo sotto la veste di petali di rose che a ricordo della Pentecoste cadevano sui fedeli nella “Domenica delle Rose”.
All’esterno la cupola era ricoperta di bronzo ma non sopravvisse al corso dei secoli e…”ciò che non distrussero i barbari, distrussero i Barberini”, pare che una parte venne perfino “riciclata” per realizzare il baldacchino del Bernini che sta in S. Pietro.
Anche i restyling del tempio furono molti: fu ruotato di 180°, restaurato da Domiziano dopo l’incendio dell’80 d. C. fino a raggiungere nel 125 d.C. sotto il regno di Adriano, più o meno l’aspetto che ha ora, con qualche incidente di percorso tipo l’erezione ad opera del Bernini di due campanili denominati amorevolmente dai romani “orecchie d’asino” e fortunatamente rimossi nel 1883.
All’interno del Pantheon risiedono le tombe dei re d’Italia, ma il primo a conferire l’attuale carattere sepolcrale fu Raffaello che, si dice, volle che la sua tomba fosse posta nel punto illuminato dall’ultimo raggio di sole che nel giorno del solstizio d’estate penetra dal foro della cupola. Chiudiamo anche questo numero con un raggio di sole, anche se le opinioni su dove vada a finire sono discordanti, c’è chi dice che investa il visitatore all’entrata, chi dice che più semplicemente cade al centro…insomma per pignoli e per i curiosi l’appuntamento è il prossimo 21 Giugno, alla ricerca del raggio di sole!

(Puoi leggere questo articolo nel numero SETTE del menostressJournal, scaricabile liberamente da QUI !)

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